Arimidex: a cosa serve ed effetti collaterali

Gli inibitori dell’aromatasi sono utili solo se le ovaie hanno smesso di produrre estrogeni. Le artralgie rappresentano un frequente effetto collaterale della terapia ormonale (detta anche ormonoterapia) con gli inibitori delle aromatasi. E’ importante comunicare al medico di reparto, oncologo, la comparsa di questi disturbi affinchè vengano trattati, dall’oncologo stesso oppure dal terapista del dolore. L’approccio farmacologico deve essere sequenziale e adattarsi all’intensità del dolore, questa viene quantificata con apposite scale di valutazione. I farmaci cui si può ricorrere sono i FANS, gli analgesici, i cortisonici e la vitamina D. I FANS svolgono attività analgesica e antinfiammatoria, la risposta a questi farmaci è però individuale e varia da paziente a paziente, così come diversi sono gli affetti avversi.

  • Questi effetti collaterali, di solito, si presentano in forma lieve e scompaiono dopo qualche tempo.
  • Questo nuovo studio suggerisce che gli inibitori dell’aromatasi potrebbero essere un’opzione per le donne in premenopausa.
  • La castrazione, sia farmacologica che chirurgica, riduce la testosteronemia del 95%, in quanto una quota di androgeni continua ad essere prodotta dal surrene e viene convertita nelle cellule prostatiche in diidrotestosterone.
  • Questo sito Web è stato preparato a scopo informativo e le informazioni in esso contenute non sostituiscono il consulente.
  • Il farmaco è accompagnato da astenia, nausea, secchezza delle fauci, eruzioni cutanee e gonfiore.
  • L’estrogeno interagisce con i recettori cellulari, causando l’attivazione di vari processi.

I ricercatori dello studio hanno combinato i risultati di due studi clinici di fase 3, noti come Tamoxifen e Exemestane Trial (TEXT) e il  Suppression of Ovarian Function Trial (SOFT). In seguito alla terapia con anastrozolo possono manifestarsi eruzioni cutanee, infiammazione della pelle accompagnata da drostanolone macchie rosse, vesciche e orticaria. Inoltre normalmente gli estrogeni tengono sotto controllo la risposta infiammatoria e quindi il dolore ma se il livello ormonale si abbassa il dolore aumenta. Si sa che gli estrogeni hanno proprietà antalgiche stimolando il rilascio di oppioidi nel midollo spinale.

Anastrozolo

Sono indicati un numero di farmaci inibitori dell’aromatasi, che sono usati per bloccare la produzione di estrogeni. Per scopi profilattici, letrozolo, anastrozolo ed exemestan sono prescritti per l’inibizione dell’estrogeno in menopausa. Il tamoxifene è usato per bloccare i recettori degli estrogeni e Fazlodeks è usato per eliminarlo completamente. Per questo gli inibitori dell’aromatasi sono stati tradizionalmente usati nelle donne in postmenopausa e hanno dimostrato di funzionare meglio per loro rispetto al tamoxifene.

  • In seguito alla terapia con anastrozolo possono manifestarsi eruzioni cutanee, infiammazione della pelle accompagnata da macchie rosse, vesciche e orticaria.
  • La durata ottimale del trattamento per CTIBL non è ben definita; le linee guida della SIOMMMS suggeriscono di proseguirla almeno per tutta la durata della terapia ormonale adiuvante [22].
  • Se le cellule patogene entrano in azione, l’estrogeno è in grado di provocare lo sviluppo dell’oncopatologia.
  • La somministrazione cronica degli agonisti determina dapprima un aumento di FSH e LH e, successivamente, una rapida diminuzione.
  • In quest’ultimo caso meglio fare riferimento al terapista del dolore, per valutare insieme gli effetti collaterali e la durata della terapia.

Di conseguenza, sono progressivamente emersi problemi conseguenti al trattamento del tumore e al suo impatto sulla salute dell’osso, e sulla qualità della vita delle pazienti. Arimidex riduce la quantità degli ormoni denominati estrogeni, presenti nell’organismo. Ciò può ridurre il contenuto minerale delle ossa; pertanto, le ossa possono essere meno forti e più soggette a fratture.

Per chi svolge attività sportiva, l’uso del farmaco senza necessità terapeutica costituisce doping. Il farmaco può determinare positività ai test anti-doping anche quando è utilizzato a concentrazioni terapeutiche. Se si è iniziata l’ormonoterapia con gli inibitori delle aromatasi è bene parlare con l’oncologo della possibilità che compaiono dolori articolari. Se ci si aspetta un
effetto collaterale è possibile che lo si tolleri meglio non venendone colti alla sprovvista e di sorpresa. Questi farmaci impediscono agli estrogeni di raggiungere le cellule mammarie neoplastiche, frenandone così lo sviluppo; oppure riducono la quantità di estrogeni prodotti dall’organismo allo scopo di cercare di diminuire il rischio di recidiva.

Cosa fare in presenza di questi dolori?

Gli inibitori dell’aromatasi sono una variante del regime terapeutico ormonale utilizzato per arrestare lo sviluppo del processo oncologico nelle ghiandole mammarie di una donna. Questa patologia anche nella fase iniziale del suo sviluppo, così come a scopo preventivo in caso di una tendenza al cancro nella storia richiede un approccio specifico in termini di scelta delle misure terapeutiche. La terapia ormonale, che si basa sull’uso di farmaci inibitori dell’aromatasi, è considerata efficace e viene utilizzata efficacemente nella pratica medica. Esiste un’ampia casistica pubblicata su trial clinici ai livelli II e III riguardo alla loro efficacia in combinazione con inibitori della proteina tirosina chinasi e antagonisti del recettore del fattore di crescita epidermico (EGF).

Un approccio integrato comporta un intervento chirurgico, che può consistere nella resezione delle ovaie, che stanno attivamente producendo estrogeni. Nel periodo di transizione tra la chemioterapia e la riabilitazione, gli specialisti prescrivono l’uso di tali preparati ormonali come Nolvadex e Zoladex. Il suo impiego si è diffuso illecitamente nel settore sportivo per contenere i livelli di estrogeni a livelli tali da non indurre accumulo di grasso o ritenzione idrica; in pratica è associato in combinazione stack all’impiego di steroidi aromatizzabili quali testosterone, nandrolone e boldenone. L’anastrozolo è inquadrabile nel gruppo dei farmaci ormonali, capaci cioè di interferire con la produzione o l’azione di determinati ormoni. Quando invece il farmaco che blocca il ciclo mestruale è somministrato insieme all’exemestane, la terapia deve essere portata avanti con entrambi i farmaci fino alla sua conclusione. Nel cancro al seno ER-positivo, che rappresenta circa il 70% di tutti i casi di cancro al seno, le cellule del cancro contengono recettori che si legano all’ormone estrogeno, favorendo la crescita del cancro al seno.

  • La terapia con anastrozolo può causare vampate di calore e aumento della sudorazione.
  • Le cellule tumorali che costituiscono alcune forme di cancro al seno hanno bisogno di estrogeni per poter crescere.
  • Ne abbiamo parlato con la Dott.ssa Ricchini, oncologo e consulente in Terapia del Dolore e Cure Palliative, che ci spiega il perché e come attenuarli.
  • Sono stati analizzati studi pubblicati fino al 30 aprile 2021 su tre dei più importanti database scientifici (PubMed/Medline, Scopus e Web of Science).
  • L’autore principale dello studio, Prof. Mitch Dowsett, dell’ Istituto per la Ricerca sul Cancro (ICR) nel Regno Unito e colleghi, hanno pubblicato le loro conclusioni sulla rivista The Lancet .

L’aromatasi è un enzima chiave nella biosintesi degli estrogeni in quanto catalizza la reazione che a partire dal testosterone opera la sintesi di estradiolo. Questo sito Web è stato preparato a scopo informativo e le informazioni in esso contenute non sostituiscono il consulente. Le informazioni contenute in questo sito Web non possono essere utilizzate per diagnosticare e curare alcuna malattia. Le informazioni più precise sulla tua malattia sono le informazioni fornite dal tuo medico.

E’ possibile che una terapia antalgica e corretti stili di vita (come vedremo più avanti) possano aiutare a controllare il dolore. Tuttavia è anche possibile che ci si debba convivere per tutta la durata del trattamento. Al termine della terapia con gli inibitori delle aromatasi il dolore poi progressivamente può regredire.

La valutazione del rischio fratturativo in questi pazienti e la corretta gestione delle complicanze ossee dovute alla terapia adiuvante risultano di fondamentale importanza sia per la riduzione degli eventi fratturativi, sia per il miglioramento della qualità della vita. “La terapia con inibitori dell’aromatasi espone le donne ad aumentato riassorbimento osseo e perdita ossea. L’osteoporosi è caratterizzata da una modifica alla struttura dell’osso con conseguente fragilità e maggior rischio di fratture; le più frequenti sono quelle a carico della colonna, del femore e del polso. L’80% delle fratture nei pazienti con osteoporosi derivano da traumi minori come rifare il letto, prendere in braccio un bambino, portare le borse della spesa, e vengono chiamate fratture da fragilità o fratture da stress. Gli inibitori dell’aromatasi sono usati nel trattamento del cancro al seno abbassando i livelli di estrogeni circolanti. Gli inibitori dell’aromatasi significano che rallentano o inibiscono la progressione di questi tumori riducendo l’estrogeno che causa la crescita delle cellule di cancro al seno positive al recettore degli estrogeni (ER).

Può capitare così che ogni tanto se ne salti l’assunzione o addirittura che si chieda al medico di reparto di sospendere l’ormonoterapia. In tante ci chiedete come gestire i dolori articolari causati dalla terapia ormonale (detta anche ormonoterapia). Ne abbiamo parlato con la Dott.ssa Ricchini, oncologo e consulente in Terapia del Dolore e Cure Palliative, che ci spiega il perché e come attenuarli.

Limiti dello studio

Nelle donne che hanno avuto un cancro, il rischio di osteoporosi secondaria alla terapia si moltiplica». L’exemestane appartiene alla famiglia degli inibitori dell’aromatasi, insieme al letrozolo e all’anastrozolo. Sono farmaci antiestrogeni che basano la loro azione sul blocco dell’enzima aromatasi che, a livello delle ghiandole surrenali, è responsabile della sintesi di estrogeni. Cara signora, alcuni tipi di tumore al seno hanno elevata sensibilità ad ormoni come gli estrogeni. Le cellule del suo carcinoma esprimono dei recettori a cui si legano gli estrogeni, questo legame ormone-recettore potrebbe stimolare la proliferazione delle cellule tumorali.